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Una nuova pagina si apre nella storia già ricca del monastero di Tibhirine.

E sarà scritta dalla Comunità di Chemin Neuf, di cui vi offriamo le prime righe.

In chiusura, ricorderemo, in qualche parola, ciò che fu la pagina precedente (2001 – 2016), il cui autore centrale è stato il Padre Jean-Marie Lassausse, segnalando, del resto, che quest’ultimo ha appena scritto un libro (Non dimentichiamo Tibhirine, Bayard, gennaio 2018) che, dopo “Il giardiniere di Tibhirine”, continuerà a condividere il suo vissuto di questi 15 anni, spesso difficili.

tibhirine aujourdhui cloitreMarzo 2017:

In questo luogo di preghiera e di memoria, vgliamo continuare l’accoglienza dei cristiani del paese o stranieri, per dei tempi di silenzio e di ritiro spirituale, per il lavoro di sfruttamento agricolo in collaborazione con i vicini del villaggio, nonché dei visitatori. La Chiesa Cattolica in Algeria, in accordo con l’Ordine del Monaci Cisterciensi, ha affidato il Monastero alla Comunità di Chemin Neuf dal 2016. (cf sito: www.chemin-neuf.org)

Siamo una fraternità con un prete fra noi, e aspettiamo altri membri della comunità prima di settembre 2017, fra cui un secondo sacerdote. Confidando nella fedeltà di Dio, noi speriamo di approfondire l’eredità spirituale dei monaci di Tibhirine, per viverne e condividerla con tutti.

 

 

Per le visite:
Ogni giorno eccetto la Domenica: 10h-12h e 15h-17h (modficabili)
Il telefono fisso del monastero è: 00213/25791705
Il telefono mobile:00213/696231022
L’indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
I visitatori stranieri devono informarsi sulle consegne della scorta prima di venire.

 

Piccola meditazione su questa missione di un fratello di Chemin-Neuf nel settembre 2016

tibhirine aujourdhui fleurs

“Il fiore di Tibhirine: dal profumo alle radici!

Il profumo è sparso a livello mondiale, il fiore reciso riposa sulla terra d’Algeria. Lo stelo ESSEULE’ ancora diritto è radicato nel villaggio di Tibhirine, e le radici quasi invisibili sono racchiuse nella terra e nei muri. Molti respirano il profumo e ammirno il fiore tagliato dei “martiri” della Chiesa Cattolica in Algeria, ma pochi si interessano delle radici terrose e nmascoste, laboriose e oranti! Eppure, può il profumo conservare  il suo “buon odore di Cristo”senza le radici? E poi, “Chi è all’altezza di una tale missione?” (2 Cor 2, 15-16)

 

 

Riassunto molto breve degli anni 2001-2016:

Lungo tutto questo periodo, Tibhirine è principalmente la presenza e il lavoro di Padre Jean-Marie Lassausse, il quale, dal 2001 ha vegliato e lavorato sul posto. Nei primi anni non poteva che viverci duranta la giornata, obbligato a dei va e vieni “controllati” giornalmente su Algeri.

Poi ha potuto risiedervi, anche se il controllo di sicurezza era peramanente da parte delle autorità; dei volontari hanno persino potuto venire a condividere la sua vita ed aiutarlo per dei tempi più o meno lunghi: da alcuni giorni a quasi 3 anni.

Facciamo notare che oggi è sempre possibile risiedere al monastero, ma la scorta per salirvi è imperativa per i non-algerinier iquali  è anche stata instaurato, da quasi due anni, un divieto stretto di uscirne, anche per andare a comprare il pane.

tibhirine aujourdhui jm lassausse

Durante questi 15 anni le terre agricole sono sempre state sfruttate dal Padre Jean-Marie Lassausse con due abitanti del villaggio (e alle volte di più persone) che lavoravano già con i Fratelli prima del 1996. Gli edifici sono stati mantenuti e la “foresteria” è stata  rinnovata per accogliere gli ospiti, i volontari  o le persone in ritiro.

Le visite e i pellegrinaggi sono stati sempre più numerosi (a volte anche 3000 persone all’anno) da parte di ogni nazionalità: algerina, francese e altre e decisamente più della  metà sono musulmani.   I legami di amicizia con i paesani si sono mantenuti e svuiluppati.

E’ stato creato, infine, un laboratorio d’incontro e di lavoro, in un locale annesso al monastero, lanciato inizialmente con una Suora Bianca e oggi seguito dalla Caritas. Decine di giovani donne del villaggio vi eseguono dei lavori d’artigianato che poi la Caritas vende.

 

VADEMECUM